L'Era Artificiale

Un mondo binario
Molte persone seguono sempre più la perfezione, la simmetria materiale dell'essere impostati. Da quando ha iniziato ad esistere quest'era tecnologica si è concretizzato ancora di più un mondo binario. Bene-Male. Zero-Uno. Mi piace-Non mi piace. Questo è un tema importante perché l'umanità, il nostro corpo, la nostra mente, non si basa sullo zero uno ma su flussi, sfumature, sensazioni, istinti.

La velocità di questa tecnologia
La questione è che con lo smartphone per la prima volta nella storia dell'umanità una tecnologia ha avuto una diffusione rapidissima. In dieci anni da non ce l'ha nessuno a ce l'hanno 5 miliardi e mezzo di persone. Con una diffusione così rapida non c'è stata la possibilità per gli adulti di accumulare un'esperienza da riversare sui giovani. Quindi è stata la prima volta in cui giovani e adulti hanno acquisito l'esperienza su una nuova tecnologia insieme. E il fatto adesso di domandarsi se questa cosa ci ha fatto male o non ci ha fatto male, se ci ha danneggiato oppure no, è giusto farla però potrebbe già essere tardi. Da un certo punto di vista nessuno ci ha avvisato e nessuno ci poteva avvisare. Questo credo che sia importante perché non è mai successo. Tutte le altre tecnologie, come ad esempio l'automobile che ha cambiato il mondo, ci hanno messo almeno 100 anni per essere nella disponibilità dell'80-90% delle persone, quindi c'è stato sempre un tempo per abituarsi e vedere i cambiamenti. Invece questa tecnologia è stata velocissima e bisogna capire come è stata progettata.

Come è progettata?
Perché lo smartphone è fatto così? Perché i Social sono fatti così? Come si sviluppa una nuova tecnologia? Attraverso il bilanciamento di diversi fattori:
-Che cosa si può fare dal punto di vista tecnico
-Che cosa il mercato pensa di fare
-Quello che la legge consente di fare
-Il mondo dell'educazione, quindi il mondo che si domanda non tanto se è lecito o non è lecito, ma se è giusto o non è giusto.

Il giusto bilanciamento
Ecco, ci deve essere un bilanciamento tra questi quattro fattori attraverso dei dibattiti. In questo caso non c'è stato questo bilanciamento, c'è stato uno sbilanciamento dalla parte del mercato e questo se vogliamo potrebbe anche avere una data precisa, una legge precisa:
1996. Il Telecommunications Act fu una legge americana, presidente Bill Clinton. Fece in modo che le nascenti aziende del mondo Hi-Tech (che poi sono diventati i big) fossero detassati, le loro attività non venissero considerate dal punto di vista della legge sui monopoli e la non responsabilità dei contenuti. A quell'epoca le prime dieci aziende per valore di Borsa al mondo erano mediamente aziende del ramo petrolifero o del comparto della chimica. Quelle di adesso (2022 - 2023) le prime dieci aziende otto sono americane e sono tutte aziende che si occupano di nuove tecnologie. Hanno un valore di Borsa che è enormemente più elevato. Apple, ad oggi, è un'azienda che in Borsa ha un valore che è superiore al prodotto interno lordo dell'Italia.

Squilibrio logico
Per l'umanità la logica, la possibilità di essere logici e di inventare(fuoco, attrezzi...ecc. ) è sempre stata una manna dal cielo. Però questa “logica-tecnologica” ormai ora è fuori controllo ed è in forte disequilibrio con l'altra parte illogica, poetica (chiamatela come volete) che l'uomo col tempo ha sempre coltivato meno.
Questo disequilibrio crea dinamiche fortemente disagiate per la società, come ad esempio i capitali che vanno solo da una parte e la logica di seguire sempre e soltanto i soldi. Ciò deriva proprio da questa volontà assidua e continua di perseguire la linea “logica-tecnologica”.
Questo è il perno centrale su cui nascono moltissimi nostri problemi.

Che mondo stiamo creando?
La tecnologia e la società, scriveva Deborah Johnson, si plasmano a vicenda, si influenzano a vicenda, si creano a vicenda. Ci stiamo chiedendo adesso, ma che che mondo stiamo progettando? La tecnologia è sempre stata uno strumento creato apparentemente per migliorare la vita degli esseri umani. Adesso arriviamo però a delle situazioni in cui per poter avere una tecnologia bisogna creare l'ambiente. Non più un ambiente per umani, ma un ambiente per la tecnologia. A Ivrea la fabbrica di vetro di Adriano Olivetti era fatta anche per poter guardare le mamme che portavano i loro bambini all'asilo dell'azienda, pagato dall'azienda (peraltro mentre lavoravano i dipendenti potevano guardare fuori). Però se io ora devo costruire un capannone dove domani probabilmente ci lavoreranno solo dei robot, probabilmente posso tranquillamente farlo senza finestre. Risparmio, ci metto meno. Quindi che cosa stiamo facendo? E qui si pone un grosso interrogativo.

La troppa comodità da male
Abbiamo fin troppo esagerato sulla comodità. Bella la comodità. Siamo assuefatti dalla comodità. Come una droga. Alla fine però questa comodità dobbiamo anche renderci conto che deve avere un limite. Perché più siamo comodi e più siamo dipendenti da qualcosa o da qualcuno. Dal momento che io non so più fare una cosa e la sa fare solo la macchina, io sono dipendente da quella macchina. Ma quella macchina è tua o è di qualcun altro?

Che cosa delegare alla macchina?
Una delle domande secondo me fondamentali del presente del prossimo futuro è: “Che cosa deleghiamo alla macchina e che cosa non dobbiamo delegare alla macchina della nostra vita?”
Oggi a chi diventa un professionista del mondo della tecnologia informatica stiamo cercando di spiegare che è importante non solo il “si può fare” ma anche “credo sia giusto farlo oppure no?” Ovvero porsi il problema prima di farlo (possibilmente prima di farlo perché una volta fatta... è cosa fatta).

L'intelligenza Artificiale
Varie aziende stanno facendo gara per chi sa fare meglio questo nuova tecnologia dell'Intelligenza Artificiale e quando c'è una gara non c'è intelligenza purtroppo. Arrivare prima. Ma arrivare prima dove?
L'Intelligenza Artificiale può scrivere ma non può trasmettere emozioni.
Anche perché si basa sulle cose che abbiamo caricato noi. Si basa sulle stesse cose che noi abbiamo già scritto per anni in rete (tutto questo artificiale poi in fondo non è).
La settimana scorsa ho chiesto a un'Intelligenza Artificiale se conosceva la poesia “Il passero solitario”. E questa mi risponde: “Certamente la poesia di Leopardi che recita così...” e parte con un'altra poesia, (L'Infinito). E questo mi ha lasciato perplesso. Ho chiesto “Sei sicuro?” “Chiedo scusa, ho sbagliato...” e parte con un'altra cosa a caso, salvo poi scoprire che la versione a pagamento dello stesso programma (sto parlando di Chat Gpt) invece dava la risposta giusta. Quindi che cosa vuol dire? Ho 2 percorsi: quello gratis e quello a pagamento. Dunque la verità ha un costo? Ma vengo informato del fatto che questa Intelligenza Artificiale può dire delle cose anche assurde? Che credibilità ha un oggetto del genere che non ti dà le fonti perché non le può dare? E quindi? E quindi che cosa si fa?

Le tre tendenze 
Ci sono tre tendenze diverse:

-Ottimistica:
Facciamo attenzione però lo facciamo. Sam Altman (che era il l'amministratore delegato di Open AI quindi Chat GPT) dice: “No no dobbiamo fare attenzione però comunque noi lo facciamo perché noi quello che si può fare lo facciamo e poi vediamo che cosa succede”.
Un po' pericoloso forse?

-Governance:
Luciano Floridi (un personaggio molto importante), filosofo, si occupa di tecnologia, insegna a Oxford dice: “No, non si può fermare la tecnologia, il progresso. Però dobbiamo accelerare con la governance, cioè con la nostra capacità di gestire questo processo.
Una cosa un pochino più cauta.

Slow Tech:
Ovvero il movimento che dice: “No un momento, rallentiamo un pochino e cominciamo a farci di nuovo le domande giuste. E questo è un approccio storicamente e culturalmente europeo che però cozza con l'approccio molto pragmatico americano che dice: “No no noi quello che si può fare si fa e poi stiamo stiamo a vedere, non ci facciamo tante domande prima tanto è inutile farsi le domande prima.
Eh... insommma.
Queste tecnologie che nascono sono tutte atte a semplificare la vita e purtroppo non tutto si può semplificare perché più si semplifica (soprattutto nel mondo digitale) e più informazioni si perdono. Tutto sempre più semplice. Ma tutto non può essere così semplice perché il mondo non è semplice, il mondo è un sistema estremamente complesso.
L'Intelligenza Artificiale è sbagliato definirla così. Dovremmo chiamarla con un nome un po meno di marketing e un po più reale. Però se noi invece di dire Intelligenza Artificiale diciamo “algoritmi dinamici che si calibrano usando grandi quantità di dati”. Chi ci legge non capisce. Allora per far capire devo dire una cosa falsa cioè Intelligenza Artificiale (che però non è).

Una perdita enorme
La semplicità atrofizza. Come dei muscoli, le nostre sinapsi, le nostre emozioni, le nostre relazioni, se si semplifica tutto (attraverso questa tecnologia ad esempio), si rischia che certe nostre parti si atrofizzino per sempre. E di conseguenza poi di generazione in generazione. A mia figlia non gli passo più qualcosa che gli altri mi passavano. Questa eredità che va a mancare dove ci porterà? Ci porterà ad essere sempre più macchina, sempre più semplicistici, sempre più impostati, sempre più succubi di qualcuno o qualcosa. Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno che ci dovrà dare un comando. L'intelligenza artificiale in effetti funziona così: è una macchina che mi deve dare un comando se no io non parto, non ragiono con le mie sinapsi. Questa è una perdita enorme per la società umana ed è impossibile che in un sistema economico non si calcolino queste cose qua, è impossibile che esiste un sistema economico basato soltanto su dei fogli Excel, solo su dei numeri. Basta!

I dati
Qualcuno queste questi conti se li sta facendo. Non sono le macchine che dominano l'uomo ma diciamo che sono potenzialmente alcuni uomini che dominano gli altri uomini grazie alle macchine. Il petrolio del XXI secolo sono i dati. Quello che tutti cercano è fare in modo che le persone siano in contatto con qualcuno che riesce ad assorbire questi dati. Per cui abbiamo valanghe di servizi gratuiti che gratuiti non sono perché in realtà sono pagati con i nostri dati. Sono cose molto piccole, ma sono state progettate così. C'è proprio una disciplina che si chiama “Captologia” che è proprio lo studio dell'uso dei computer per influenzare idee e comportamenti. Questo è una disciplina esistente che è stata e che viene utilizzata nella progettazione delle applicazioni che usiamo quotidianamente.

Informiamoci
A un certo punto in rete(come su YouTube) sono comparsi sulla destra i consigli, cioè i suggerimenti. “Ti può anche piacere questa serie di cose”. Comodo? Sì, molto comodo. Con che criterio compaiono questi suggerimenti? Attraverso la profilazione. Quindi se l'algoritmo vede che tu cerchi tante cose sul calcio, probabilmente te ne propone altre sul calcio. Su questo tema ho fatto una volta con mia figlia un un esperimento un po di anni fa. Le ho chiesto di fare un disegno e i colori glieli avrei tenuti io. Le ho detto: “Quando ti serve un colore me lo dici e io te lo do”. A un certo punto ho cominciato io a prendere dei colori e a metterglieli vicino e a dirle: "Se questi colori ti vanno bene, usa questi; se ne vuoi un altro, chiedimelo". Allora la domanda è:
Alla fine del disegno chi ha deciso i colori? Li ha decisi mia figlia? Li ho decisi io o un po' per uno? Nel momento in cui io creo un ambiente semplice l'utente è portato il più possibile a comportarsi secondo il modello che ho progettato. Dunque cerchiamo di essere più informati! È vero che è un percorso lungo e noioso, però se si parte dalla storia e da che cosa è successo, da come l'informatica si è sviluppata (e ci sono moltissime informazioni da questo punto di vista) si può man mano comprendere che cosa è successo e cominciare a mettere in discussione quello che è l'approccio corrente per provare ad avere un approccio diverso. Questo implica mettersi in discussione e iniziare a comportarsi noi diversamente nell'uso delle tecnologie.

Parliamoci 
Una delle cose più importanti da fare nel mondo della formazione è fare in modo che quelli che sono sempre stati compartimenti stagni (cioè i tecnici fanno i tecnici, i filosofi fanno i filosofi). Il filosofo non vuole sapere nulla di tecnologia, il tecnico non vuole sapere nulla di filosofia. Invece ci vuole un incontro tra questi due approcci. Questi due mondi si devono assolutamente avvicinare, si devono contaminare, bisogna collaborare, bisogna informarsi vicendevolmente. Chi sa qualcosa deve informare l'altro e chi si fa una domanda deve domandare. Dobbiamo tornare a parlarci.

La soglia della percezione
Per percepire qualcosa deve esserci qualcosa di eclatante, di un wow enorme, se no non percepiamo più niente. Si deve alzare sempre più il livello perché le nostre percezioni si stanno atrofizzando.
Mi sembra che ci sia una paura generalizzata del silenzio, quello che forse i latini chiamavano l'horror vacui, la paura del vuoto e quindi noto sempre di più (in contesti dove un tempo così non era) che c'è la musica sempre potente, a palla, usata come riempitivo. Le persone sensibili in questo periodo si sentono un po ai margini ( forse lo sono stati sempre ai margini.)

Rallentare
L' impostazione del rallentare paradossalmente può addirittura migliorare la nostra produttività perché rallentando finalmente si ha tempo di pensare, si ha tempo di risolvere problemi più complessi.
“La società dovrebbe basarsi sulla serenità”. É molto semplice questa frase però in realtà è molto complessa da realizzare. Se produco ma non sto bene che senso ha produrre? Un maestro di yoga non produce niente, sta fermo e ha bisogno solo di un albero per sentirsi bene però per l'economia questa è una tragedia, una cosa drammatica, ma in realtà non lo è, perché quello sta bene con poco! Bisognerebbe crescere con questa ideologia nelle scuole però la direzione del Main Stream, il flusso principale, va da tutta un'altra parte. É sempre più evidente che la nostra società è una società malata perché ci sono tante persone ammalate. Io personalmente comincio ad avere qualche difficoltà a seguire l'evoluzione tecnologica, sto iniziando a perdere un po il contatto con la realtà tecnologica.

L'importanza della natura
Le persone non dovrebbero mai perdere il contatto con la natura, con le piante, con la terra, col coltivare. Perché lì c'è un insegnamento enorme che non può darti nessun altro, è un qualcosa che noi umani dovremmo sempre avere nella nostra evoluzione, al di là di quello che possa capitare a livello tecnologico. É l'unico modo che ci rimane per curarci perché quello è il nostro mondo.
Tanti giovani non hanno più la percezione del valore che ha la natura e di cosa significa avere questa energia che proviene da essa. Abbiamo il collegamento con WiFi, ma non ci possiamo collegare con gli alberi, non abbiamo più la percezione che abbiamo con gli alberi. E quello è un collegamento che manca, un collegamento sacro che una volta avevamo, ma di cui possiamo sempre decidere di riappropriarci.

di Claudio BovoDavide RavoPaolo Robino


Libri consigliati:
-Il Capitalismo della Sorveglianza - Shoshana Zuboff
-Il Corsaro Nero - Emilio Salgari
-Le Meraviglie del Duemila - Emilio Salgari


Film e serie consigliati:

-2001 Odissea nello spazio

-Matrix
-Black Mirror
-The Social Dilemma