La richiesta d'amore di un vetro rotto

Questa rubrica, lo ricordiamo, si propone di raccontare il significato formativo e di crescita dello sport e della motricità. Non va mai dimenticato che soprattutto a livello giovanile il punto centrale deve essere il divertimento e non la pressione per i successo. Purtroppo viviamo in un mondo in cui la competizione ed il fare meglio di un altro sono uno dei pilastri dell’educazione che viene tramandata. Questo ovviamente genera una confusione inevitabile e cresce genitori che pensano che il modo migliore di fare il bene dei loro figli, sia portarli a lottare per essere i migliori o per ottenere qualcosa. Spesso dimentichiamo che la terra così com’è ci fornisce già tutte le risorse in abbondanza senza bisogno di lottare per avere un pezzo di pane e che il modo migliore per stare bene è trovare la pace dentro se stessi. In fondo il significato della pratica sportiva deve essere questo, trovare ciò che ci diverte fare e proporre ciò che si è, senza sforzo.
Ed allora perché in una partita di Giovanissimi under 15, su un campo di provincia, dopo una partita pareggiata, può succedere che un giocatore esce dal campo e spacca un vetro? Questo capita perché nel calcio il metro del buon lavoro viene erroneamente misurato con la vittoria finale, ed allora se si è ai vertici di una classifica, genitori, tecnici, presidenti, possono diventare portatori di ansia anche inconsapevoli. Cosa succede se a 15 anni perdo? Ragionandoci su, proprio niente, capita però che il senso di inadeguatezza di una madre o di un padre possano trasferirsi in aspettative enormi su ragazzi, che per essere amati cercano di adeguarsi ai desideri di chi dovrebbe guidarli.Ed allora quali sono le soluzioni per togliere la tensione dall’agonismo giovanile? Intanto si può provare a ricordare che dietro la pratica sportiva ci deve essere il divertimento e l’istinto. La libertà di movimento e di pensiero, la possibilità di sbagliare senza essere puniti dovrebbe essere una costante sia nel calcio che nella scuola. Io posso tentare di fare un dribbling o una parata difficile, solo se non vengo ingabbiato o criticato, posso cominciare ad amare la letteratura o la storia, solo se mi viene permesso di leggere ed appassionarmi con i miei tempi, senza l’assillo di un brutto voto solo perché non rispondo ai canoni imposti; ognuno con le sue modalità esprime sempre la bellezza del suo essere. Si potrebbe tentare anche di inserire la meditazione negli allenamenti calcistici. Il viaggio dentro se stessi, la scoperta di un altro sé, creerebbe persone più pronte a giocare attraverso la loro sensibilità. E poi la cultura, per insegnare a superare i limiti imposti da una mente non abituata a vedersi come una scintilla luminosa.
Può un essere di luce sentirsi insoddisfatto solo perché non ha vinto una partita? No, perché la sua gioia arriva da ciò che è dentro di sé. Ci si annoia a giocare esprimendo soltanto amore? No, guardate fuoriclasse come Maradona, pensate davvero che il suo obiettivo fosse la vittoria? La verità è che il suo scopo era soltanto mostrare la sua forma d’arte, trasmettere un messaggio di pace attraverso la meraviglia dei suoi piedi.


Paolo Robino